Il 25,2% del bambini stranieri che hanno trovato una casa e una famiglia in Italia tra il 2014 e il 2015 hanno bisogni speciali o particolari. Patologie gravi e spesso incurabili come quelle neurologiche e mentali (bisogni speciali) o problemi che non compromettono lo sviluppo psicologico e sociale e possono essere recuperati o risolti (bisogni particolari). Una condizione che ha riguardato 1.109 bambini accolti nel nostro paese nel biennio considerato: due su tre provengono dall’Asia e la maggior parte ha tra 1 e 4 anni. Lo rivela il Rapporto sui fascicoli dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2015, diffuso nei giorni scorsi dalla Commissione adozioni internazionali, redatto tradizionalmente in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti. Dei minori segnalati, 556 hanno bisogni speciali e 65 particolari, 488 li hanno entrambi. 

La maggior parte proviene dall’Asia. Il 66,8 dei minori segnalati con bisogni speciali proviene dall’Asia,  gli altri da paesi europei (21,9%) e in misura minore da America Centrale e del Sud (5,5%) e infine Africa ( 1,7%). E se in Europa la maggioranza dei casi riguarda “minori caratterizzati da ritardo psicologico e/o psicomotorio, spesso conseguenza di una precoce istituzionalizzazione in ambienti non idonei e con scarsi stimoli”, i bambini che provengono dai paesi del Centro e Sud America “soffrono in maniera più incisiva di malattie e bisogni attribuibili a carenze nutrizionali”. “Ciò accade – precisa il rapporto – anche per i minori originari dell’Africa dove tra , così come in Asia, una delle cause più diffuse di malattia sono le precarie condizioni igieniche”.

Un dato sottostimato. Il numero di bambini per cui sono segnalati bisogni particolari e speciali “può ragionevolmente considerarsi sottostimato”, secondo la Commissione adozioni internazionali. Le ragioni sono legate al fatto che spesso le relazioni sullo stato di salute dei minori sono “redatte da personale non medico ma di assistenza e quindi riportano principalmente i sintomi manifestati piuttosto che vere e proprie diagnosi” e che non tutte le informazioni, comprese quelle relative allo stato di salute, arrivano sul tavolo della Commissione con la documentazione per il rilascio dell’autorizzazione all’ingresso. A questo si aggiunge la “grande difformità” nel raccogliere i dati relativi a seconda del paese di origine.

Italia, prima per accoglienza. Nei due anni considerati sono arrivati 4.422 bambini in Italia (2.206 nel 2014 e 2.216 nel 2015), che si attesta primo paese di accoglienza in Europa e secondo al mondo dopo gli Stati Uniti per numero di minori adottati. Questo in un quadro generalizzato  di regresso delle adozioni internazionali, comune a tutti i paesi di accoglienza: -73% in dieci anni.

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