Una è rimasta incinta a 12 anni, ha voluto fortemente il bambino, e ha partorito pochi mesi fa, mamma precocissima, appena adolescente. La vita, quella in arrivo, è venuta prima di ogni altra considerazione, per lei.

L’altra ragazzina diventerà madre fra poco: la sua gravidanza è in fase avanzata. A 13 anni ha scoperto di aspettare un figlio, anche lei tra i banchi di scuola. E anche lei, con tenacia, ha difeso il suo pancione che cresceva e il suo futuro ruolo di madre. Davanti alla famiglia e al mondo intero è stata inflessibile, fermissima, tenace. Aborto? Nemmeno a parlarne.
E del resto il papà, un ragazzo di origini rom di nemmeno 15 anni, non fa nulla per nascondere il prossimo lieto evento. Due mamme precocissime, a Treviso, sfidano e stravolgono statistiche, annali, la letteratura medica. Rivoluzionano schemi e categorie su una fascia di età che non è ancora adolescenza piena. Ed entrambe le mamme-ragazzine, per un incredibile, pazzesco gioco del destino, hanno frequentato e frequentano la stessa scuola media del capoluogo.
In poco meno di un anno, le due famiglie, due classi, e una scuola intera, non indirettamente, hanno vissuto un’esperienza fuori dal comune. Shock e traumi, stupore e sconcerto. Chi può dire se siano stati più forti per le mamme, per i loro genitori; o per i loro compagni di scuola o per gli adulti delle famiglie, per i docenti, per il personale della scuola?
Una e l’altra sono figlie di famiglie italiane, di quadri socio-culturali assolutamente normali, che non prestano il fianco a facili schematismi. Due storie diverse e al tempo stesso incredibilmente uguali, senza precedenti almeno nella nostra provincia, per la loro vicinanza. Sono pre-adolescenze accelerate vorticosamente, appena lasciata alle spalle la spensierata infanzia, per dare la vita in un’età assolutamente fuori dai nostri canoni. E sono le acerbe età che fanno, nel giro di pochissimi mesi, rima con maternità.
Lo stesso mondo della scuola conferma i rumors che da tempo corrono in città. «Ce l’avessero detto, che a pochi mesi avremmo avuto due casi di maternità nella nostra scuola», dicono i vertici dell’istituto, «avremmo pensato a una sorta di folle pensiero. Un evento simile può forse avvenire, e solo per una combinazione rara, in una scuola superiore. Tra l’altro, è anche successo qui a Treviso, da quanto ci dicono altri dirigenti. Ma in una scuola media…»
Già, come è naturale la vicenda ha messo in subbuglio le famiglie delle due classi interessate. E aperto uno squarcio sulla precocità dei ragazzi di oggi, sulla velocità del loro mondo e delle loro vite. Ma portato anche interrogativi sul loro “vissuto” e sulla percezione stessa della loro età, della sessualità.
«Abbiamo dovuto prendere atto e arrenderci all’evidenza anche noi dirigenti e docenti», continuano i responsabili dell’istituto: «tutto straordinariamente vero, di fatto in un solo anno solare abbiamo accolto e accompagnato due maternità, e solo dirlo fa impressione».
La scuola ha affrontato a sua volta un percorso non scontato: «Ci siamo messi a disposizione, confrontandoci subito con le famiglie», aggiungono i responsabili dell’istituto, «la prima preoccupazione è stata quella di tutelare le future mamme, creando loro un ambiente più sereno possibile, anche in relazione alla loro giovanissima età, lavorando d’intesa con i docenti interessati».
Un’altra preoccupazione della scuole è stata quella di assicurare il massimo riserbo attorno alle mamme-ragazzine e alle loro famiglie. Ma il tam-tam, a Treviso, non è tardato: e se inizialmente mamme e papà dei compagni di classe hanno pensato a una «fantasia» delle mamme, poi si sono arresi: tra i banchi, con i loro figli, c’erano due baby mamme. In seconda e in terza media. Su una cosa le due storie delle mamme-ragazzine divergono nettamente.
La prima ha lasciato la media cittadina ed è sparita, con la famiglia, prima del parto. L’altra non ha fatto nulla per nascondere, a compagne ed amichette, il suo stato. E dicono che abbia rimarcato, ai suoi genitori, il fatto di volere il figlio, sottolineando a mamma e papà il fatto di aver superato i mesi entro i quali avrebbe potuto ricorrere, con la famiglia, all’aborto. Prima, era riuscita a nascondere la gravidanza anche in casa. Convinta, decisa, e non molto turbata da quanto sta vivendo, dicono fonti che conoscono la vicenda. Come del resto il giovanissimo papà.

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