La garante per i diritti dell’infanzia Filomena Albano in un’audizione alla commissione affari costituzionali della camera, il 19 novembre, ha presentato le sue preoccupazioni sulle conseguenze del decreto sicurezza sui minori stranieri e ha formulato delle richieste di modifica della norma, approvata dal senato il 7 novembre, che dovrebbe arrivare in aula alla camera il 23 novembre.

“I miei dubbi riguardano i minori stranieri che con le loro famiglie possono essere detenuti nelle strutture di frontiera come gli hotspot, oppure i neomaggiorenni che potrebbero perdere la protezione da un giorno all’altro”, afferma Albano.

“Abbiamo chiesto che i minori non siano chiusi negli hotspot, che sono centri di detenzione amministrativa alla frontiera e che non siano reclusi neppure i neomaggiorenni in queste strutture”, spiega la garante. “Chiediamo inoltre che sia rilasciato un permesso di soggiorno per minore età a tutti i minorenni, appena entrano nel territorio italiano”, continua. “E inoltre chiediamo che siano estesi ai neomaggiorenni i permessi speciali previsti dal decreto al posto della protezione umanitaria che viene abrogata”, continua Albano.

Per i neomaggiorenni al momento è previsto un accompagnamento progressivo verso l’autonomia: “Non si diventa maggiorenni in un giorno, ci preme che non siano interrotti da un giorno all’altro i percorsi d’inclusione e d’inserimento nel mondo del lavoro e nell’istruzione”, afferma Albano. Nel 2017 ci sono state più di 800 domande di protezione internazionale da parte di minori.

Il 59 per cento dei minori a rischio
La legge 47/2017, la cosiddetta legge Zampa, prevede l’accompagnamento dei neomaggiorenni fino al ventunesimo anno d’età. “Il decreto può provocare un effetto dirompente, perché il 59 per cento dei minori stranieri non accompagnati presenti attualmente nel sistema di accoglienza ha 17 anni e compirà la maggiore età nel corso del prossimo anno”, spiega Albano. I ragazzi che arrivano in Italia minorenni, hanno diritto di chiedere un permesso di soggiorno per minore età e un permesso di soggiorno per attesa occupazione o per studio.

“Ma di fatto imboccano la strada della richiesta della protezione internazionale, forse perché l’iter per chiedere il permesso di soggiorno per minore età è pieno di ostacoli, per esempio le questure chiedono i passaporti, cosa che i ragazzi spesso non hanno. Per questo quelli che un anno fa hanno fatto la domanda di protezione internazionale, rischiano di ricevere un diniego e non possono ricorrere allo strumento della protezione umanitaria, abrogata dal decreto”, spiega la garante. Questo effetto rischia di danneggiare una serie di buone pratiche che lo stato ha messo in piedi nel corso degli anni: “Molti tutori volontari mi hanno scritto in questi giorni per esprimere preoccupazione su questo decreto”, afferma Albano.

“Se i ragazzi diventassero irregolari anche le loro relazioni con i tutori potrebbero interrompersi”. Per questo la garante ha chiesto di estendere i permessi per casi speciali previsti dal decreto ai neomaggiorenni, la cui protezione non è riconducibile ad altre forme di tutela. “Questa modifica al decreto è finalizzata a non interrompere percorsi di inclusione e non vanificare tutti gli sforzi fatti anche dallo stato finora”, spiega la garante. Inoltre bisogna evitare che i bambini e i ragazzi finiscano nei Cas e nei Cara con gli adulti, perché per loro la Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia del 1989, che si celebra il 20 novembre, prevede che ci sia sempre un’accoglienza dedicata. “‘Dare a tutti i bambini le stesse possibilità’, è l’articolo 2 della Convenzione di New York ed è il principio che chiediamo sia rispettato”, conclude Albano.

di Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale

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