Ha chiesto il rito abbreviato l’ex fidanzato di Sara, bruciata alla Magliana: non possiamo non interrogarci su quanto la violenza sia diffusa nei rapporti di coppia soprattutto da parte degli uomini ma anche all’interno delle famiglie dal momento che l’80% degli abusi sessuali e dei maltrattamenti nei bambini avvengono all’interno della famiglia.

Ma un’altra domanda è d’obbligo che cosa viene fatto per prevenire questi episodi di violenza e per curare le vittime da parte delle istituzioni pubbliche e degli Enti Locali che dovrebbero realizzare programmi, interventi e servizi per le donne che subiscono violenze e per i bambini che spesso sono i testimoni terrorizzati di quello che avviene, se non addirittura le vittime della sopraffazione e dell’odio degli adulti.

Purtroppo le istituzioni pubbliche sono troppo disattente se non cieche di fronte a questi episodi di violenza, perché i Centri che si occupano di trattare le famiglie, le coppie e i bambini vivono in condizioni difficili, finanziamenti ridotti se non addirittura assenti, sedi disagiate in cui le vittime non trovano un adeguato accoglimento. Ne è la prova quello che sta succedendo al Centro Fregosi «Spazio Sicuro» che dal 2010 si è occupato di famiglie e di bambini maltrattati e che dal gennaio di questo anno è chiuso e non è più in grado di accogliere le richieste che giungono dal Tribunale dei Minorenni, dalla Procura, dalla Polizia, dai Servizi Sociali e dalle Asl e i bambini in trattamento fino ad ora sono stati inevitabilmente abbandonati, subendo un secondo maltrattamento da parte delle Istituzioni che dovrebbero al contrario proteggerli e curarli.

Ma perché un centro così importante e gratuito nell’area romana e della Regione che ha seguito dal 2010 più di 1000 bambini è chiuso? I finanziamenti da parte della Regione per riprendere le attività del centro sono stati stanziati, ma la sede in cui il centro ha operato fino ad ora non è più utilizzabile perché la Città Metropolitana, che è la nuova proprietaria dei locali che in precedenza erano della Provincia , non autorizza la ripresa delle attività nonostante le sollecitazioni dell’assessore regionale alle Politiche Sociali e del Segretario Generale della Regione.

Il silenzio assordante della Città Metropolitana condanna famiglie e bambini ad interrompere i trattamenti già intrapresi ma anche a non trovare un aiuto qualificato per le nuove segnalazioni. Si fa presto a parlare dei diritti dei bambini e della necessità di proteggerli, ma quando le Istituzioni pubbliche si mostrano così inadempienti è quasi inevitabile che le stesse famiglie siano abbandonate a loro stesse, in preda ai conflitti, alla trascuratezza e alla sopraffazione.

di Massimo Ammaniti (psicologo) – Fonte

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