SIGNORI sveglia, a Napoli i bambini vendono la droga! Non è un titolo di Saviano, non è un espediente “politico” per delegittimare gli sforzi di chi la governa, è un fatto, doloroso, che si ripete, oggi, adesso, e mette a nudo il corpo di una città seviziata nella sua innocenza.

Anche se fosse un bambino soltanto, nulla giustifica il fragoroso silenzio che complice accompagna i rassegnati che vedono come inevitabile che ci siano bambini in strada a giocarsi la vita vendendo morte. Trovatemi in quale città europea questo scandalo può essere raccontato come normale, come già dato e non come assurdo e quale vanto potrebbe esserci di abitare la più bella città del mondo se nel suo ventre viene rubata la vita ai bambini.

Farsi un giro sui social per rendersi conto di quanto la notizia abbia poco audience, di quanto spazio indifferente sia stato riservato nei commenti, nelle condivisioni ai recenti fatti di cronaca che hanno interessato prevalentemente il Pallonetto di Santa Lucia, di quanta arrendevole normalità sia visitato il web. I fatti che si ripetono non hanno spazio, non interessano, non provocano quella insorgenza civile che dovrebbe scatenarsi ogni qual volta un bimbo, il nostro futuro, viene seviziato.

Possiamo spendere fiumi d’inchiostro, possiamo aprire dibattiti se sia necessario o meno sottrarre i minori ai genitori responsabili di abbandono, ma quei bambini che vendono droga sotto gli occhi di tutti, che l’hanno venduta a clienti consapevoli e complici di acquistarla dalle mani di minori, se appartenessero davvero a Napoli, a tutta Napoli che sa cantare “‘E criature songe ‘e Dio”, la reazione di sicuro sarebbe stata diversa. Non c’è giustificazione, non ci può essere, per chi offende la dignità dei piccoli, per chi sbrana la loro innocenza sul tavolo di una malata consistenza.

Se fossero cittadini di pari diritto, se la gente li avesse riconosciuti come figli, perché i bambini sono figli di tutti, di certo non avrebbero dovuto aspettare le forze dell’ordine per essere sottratti alla tratta schiavista. Cosa faremmo dinanzi all’orrore di un bambino abusato, resteremmo a guardare impassibili?

Fa ancora notizia il bambino seviziato nella propria fisicità, dolore immenso che provoca lo sdegno, la commozione, la volontà giusta, necessaria, improcrastinabile di colpire nella maniera più dura coloro che si macchiano di tale crimine contro l’umanità, ma non è violenza quella di lasciare che i propri figli vengano abusati dalla strada, lasciati liberi di abortire i propri sogni svendendo al miglior offerente il proprio futuro? Certo la proporzione del male subito segnata nel corpo fa la differenza, un abuso fisico ti può togliere il respiro per sempre, ma è abuso lo stesso costringere alla resa il futuro di bambini abbandonati a un destino già scritto che li vedrà passare velocemente da piccoli spacciatori a spietati criminali.

Conosco il refrain, il sottile ragionamento di quelli che cercano alibi a tutti i costi, quelli che sostengono che i bambini non sono tutti uguali, quelli poveri, disagiati, che per avventura o disgrazia sono nati in quartieri degradati e crescono in fretta, che presto diventano grandi e forse non sono mai stati bambini.

Uomini dalla faccia di fanciulli e dall’anima stanca, non puoi considerarli bambini per la loro età, non puoi paragonarli a quelli “normali” che hanno avuto la fortuna di un’infanzia felice, in famiglie serene e genitori “perbene”. Ma come si fa a cambiare una città, un costume, una pervicace attitudine all’adattamento all’assurdo se, perfino dinanzi a una bambina di sette anni lasciata in strada con la sorella più grande a vendere droga, continuiamo a raccontarci fesserie sapendo che lo sono, se non provoca in noi una reazione forte, diffusa, politica che ci faccia pretendere un cambiamento e ci faccia immaginare una convivenza diversa, civile, dove i figli, tutti i figli, i nostri come quelli degli altri, abbiano diritti di cittadinanza.

La Nasa ha raccontato in questi giorni che esiste un sistema planetario distante quarant’anni luce dal nostro dove potrebbe esserci vita. Qualcuno mi ha chiesto se ci fosse davvero e come la metteremmo con Dio, con la creazione dell’uomo. Dio, per chi ci crede fa bene il suo mestiere e di certo non avrebbe chiesto a noi chi creare e come farlo. Sarebbe tuttavia interessante, se così fosse, sapere quale idea hanno gli abitanti di quell’altro mondo della giustizia e dei bambini.
Sarebbe interessante sapere se valga la pena farsi quaranta anni luce di viaggio per scoprire se su quel nuovo mondo i bambini sono tutti uguali o se ce ne sono anche lì, come a Napoli, di più uguali degli altri, perché se così fosse sarebbe un viaggio inutile. Di un mondo sbagliato me ne basta uno.
di Gennaro Matino – Fonte

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