Anche se fosse un bambino soltanto, nulla giustifica il fragoroso silenzio che complice accompagna i rassegnati che vedono come inevitabile che ci siano bambini in strada a giocarsi la vita vendendo morte. Trovatemi in quale città europea questo scandalo può essere raccontato come normale, come già dato e non come assurdo e quale vanto potrebbe esserci di abitare la più bella città del mondo se nel suo ventre viene rubata la vita ai bambini.
Possiamo spendere fiumi d’inchiostro, possiamo aprire dibattiti se sia necessario o meno sottrarre i minori ai genitori responsabili di abbandono, ma quei bambini che vendono droga sotto gli occhi di tutti, che l’hanno venduta a clienti consapevoli e complici di acquistarla dalle mani di minori, se appartenessero davvero a Napoli, a tutta Napoli che sa cantare “‘E criature songe ‘e Dio”, la reazione di sicuro sarebbe stata diversa. Non c’è giustificazione, non ci può essere, per chi offende la dignità dei piccoli, per chi sbrana la loro innocenza sul tavolo di una malata consistenza.
Fa ancora notizia il bambino seviziato nella propria fisicità, dolore immenso che provoca lo sdegno, la commozione, la volontà giusta, necessaria, improcrastinabile di colpire nella maniera più dura coloro che si macchiano di tale crimine contro l’umanità, ma non è violenza quella di lasciare che i propri figli vengano abusati dalla strada, lasciati liberi di abortire i propri sogni svendendo al miglior offerente il proprio futuro? Certo la proporzione del male subito segnata nel corpo fa la differenza, un abuso fisico ti può togliere il respiro per sempre, ma è abuso lo stesso costringere alla resa il futuro di bambini abbandonati a un destino già scritto che li vedrà passare velocemente da piccoli spacciatori a spietati criminali.
Conosco il refrain, il sottile ragionamento di quelli che cercano alibi a tutti i costi, quelli che sostengono che i bambini non sono tutti uguali, quelli poveri, disagiati, che per avventura o disgrazia sono nati in quartieri degradati e crescono in fretta, che presto diventano grandi e forse non sono mai stati bambini.
Uomini dalla faccia di fanciulli e dall’anima stanca, non puoi considerarli bambini per la loro età, non puoi paragonarli a quelli “normali” che hanno avuto la fortuna di un’infanzia felice, in famiglie serene e genitori “perbene”. Ma come si fa a cambiare una città, un costume, una pervicace attitudine all’adattamento all’assurdo se, perfino dinanzi a una bambina di sette anni lasciata in strada con la sorella più grande a vendere droga, continuiamo a raccontarci fesserie sapendo che lo sono, se non provoca in noi una reazione forte, diffusa, politica che ci faccia pretendere un cambiamento e ci faccia immaginare una convivenza diversa, civile, dove i figli, tutti i figli, i nostri come quelli degli altri, abbiano diritti di cittadinanza.